Oltre le gabbie dei generi. Il Manifesto pangender
Recensione di Michela Angelini
Non mi stupisco che questo libro nasca dalla penna di una persona transgender; difatti, una persona che transita da un genere all’altro ha modo di confrontarsi e scontrarsi con la societĂ sia come uomo che come donna diventando, di fatto, osservatore privilegiato. Di nuovo non mi stupisco che l’autrice sia una persona che, facendo attivitĂ d’ascolto per la storica associazione “crisalide” di cui è stata fondatrice, ha avuto modo di esplorare le identitĂ non solo dal proprio punto di vista ma anche dal punto di vista di tutte quelle persone con cui ha avuto modo di confrontarsi.
Troppi i punti di vista possibili, troppo strette calzano le teorie mediche, impossibile accordare tutti i sentire delle persone “gender non conforming” con le attuali teorie di genere.
La transessualità è patologia quando si prendono ormoni e non prima, oppure prima si è perversi, poi disforici? PerchĂ© nei nativi americani le two spirit erano donne a tutti gli effetti, integrate perfettamente pur non prendendo ormoni, mentre oggi, per quanti ormoni si possano assumere e nonostante le numerose chirurgie cui ci si può sottoporre, è sempre così difficile essere esenti da stigmatizzazioni? Cosa succederebbe se smettessimo di dar peso all’omologazione di genere, a quel dover essere o uomo o donna, cui la societĂ cerca di costringerci? Cosa succederebbe sostituendo questo bipolo uomo – donna con un’ellisse delle identitĂ , dove ogni punto di quest’area rappresenta il sĂ© di un singolo individuo, svincolato dall’anatomia genitale dello stesso?
Il risultato sarebbe la possibilitĂ , per ognuno di noi, di esprimere il proprio modo di essere senza doversi riferire a parametri anatomici o modelli esterni, senza dover fare continuamente i conti con stereotipi di genere e discriminazioni, senza doversi sentire parte di un’identitĂ esclusiva che è automaticamente escludente per chi è diverso da noi.
Si creerebbe, così, una societĂ pangender, cioè per tutti, nel rispetto di tutti. L’idea pangender è anche intersezionale: lo stesso ragionamento è, infatti, applicabile ai concetti di etnia, orientamento sessuale, particolari condizioni fisiche o psichiche, religioni o sub-culture.
Il risultato di tali ragionamenti è un interessante manifesto politico, anticipato da un’utile introduzione per i non addetti ai lavori che, personalmente, condivido appieno e che non posso non consigliare a chi si trovi a leggere questa breve recensione.
Oltre le gabbie dei Generi. Il manifesto pangender di Mirella Izzo, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2012.Â
Qui anche la scheda dell’editore
Mirella Izzo nasce nel 1959 di sesso maschile e, a 39 anni, transiziona al femminile. Nel 1999 fonda e presiede la ONLUS Crisalide AzioneTrans. Dal 2000 al 2003 collabora con il Settore Nuovi Diritti della CGIL. Nel 2008 fonda Crisalide Pangender su un’idea dell’omonimo “Manifesto” da lei scritto. Dal 2009 abbandona incarichi e attivitĂ pubbliche ma prosegue nel lavoro su identitĂ di genere, gender studies e transgender sul web (attraverso il blog “De/Generi” e Facebook) e con pubblicazioni (collaborando, ad esempio, al libro collettaneo “Lavori in corpo, pratiche ed estetiche di identtiĂ ”, a cura di Stagi, Franco Angeli, 2011). Suo ultimo lavoro, il libro “Oltre le gabbie dei Generi – Il Manifesto Pangender”, Edizioni Gruppo Abele, 2012.