Liberazione Generale Due e pubblicazione atti di Liberazione Generale
Il 24 maggio 2014 si terrà a Verona l’incontro di LiberAzione Gener-ale 2 promosso da: Collettivo Anguane, collettivo Intersexioni, Circolo Pink, SAT-Pink, Liberazioni–Rivista di Critica Antispecista, Anet.
Per svolgere la giornata in modo collettivo e trasversale vi invitiamo ad mandare i vostri abstract per raccogliere idee, proposte, bibliografie, e testi utili per la condivisione e la discussione nella giornata di LiberAzione Gener-ale 2. Questo per favorire le attività che si svolgeranno nei gruppi di lavoro e nelle plenarie previste, auspicando la redazione di progetti comuni di lotta, riflessione e diffusione.
Il 9 Febbraio dello scorso anno, con un gruppo di compagn* di lotte (e amici nella vita), organizzammo a Firenze un incontro-dibattito teso ad esplicitare (e rendere transitabili) i ponti tra le lotte per la liberazione animale e la liberazione delle persone lgbtqi. Ringraziamo ancora quanti sono intervenuti e che hanno contribuito alla realizzazione di una giornata davvero riuscita e Matteo Manetti e Davide Tolu per lo spettacolo teatrale andato in scena al termine della manifestazione, esempio emblematico di ponte tra arte e attivismo.
L’idea è stata sin dall’inizio quella di un evento “a ripetere”, in luoghi diversi e declinati su diversi focus. Quest’anno saremo a Verona, per Liberazione Generale due, il 24 Maggio, sempre in splendida sinergia (nell’organizzazione, appunto, il Collettivo Anguane, Anet, Circolo Pink, SAT-Pink, Liberazioni, Collettivo Intersexioni).
Per svolgere la giornata di studio e di lotta in modo collettivo e trasversale, proponiamo una Call che ha lo scopo di raccogliere le idee, proposte, bibliografie e i testi per la discussione.
In attesa dell’arrivo dei materiali, pubblichiamo sul sito di intersexioni
gli Atti di Liberazione Generale (Firenze 2013)
PERCHÉ LIBERAZIONE GENERALE?
L’anarco-ecovegfemminista Pattrice Jones (citata nella storia dell’ecovegfemminismo che Annalisa Zabonati ha splendidamente esposto durante questo evento) afferma che gli/le attivisti/e devono essere loro stessi ponti, ponti di congiunzione e attraversamento tra le varie lotte contro le oppressioni e per la liberazione. Lei stessa ci tiene a definirsi anarco-vegfemminista/antispecista, per i diritti e la liberazione LGBTQI, e si fa ritrarre con in braccio una gallina che vive nel suo rifugio per polli negli Stati Uniti.
Una persona quindi che vive le sue giornate accanto agli animali altri da umani, che ha contribuito a liberare, che lotta per la sua libertà di lesbica e di donna, una persona che ho sentito eccezionalmente accanto alla mia biografia.
Da quando infatti ho intrapreso il mio percorso di transizione da femmina a maschio (un modo un po’ medicalizzato di dire che sono un uomo transessuale), ho cominciato ad esperire sulla mia pelle cosa sia lo stigma, l’essere considerato non umano, l’avere meno importanza degli altri della mia specie, l’essere inferiore, insomma, e l’avere a volte anche paura di questo, ed essere condizionato da questa situazione nelle mie risposte e nelle mie reazioni agli abusi.
Avevo qualcosa che mi accomunava a tutti gli ospiti e le ospiti del rifugio per animali da reddito che ho fondato nel 2008, dove ho lavorato per il benessere di queste creature, che per la società sono solo animali da reddito, quindi oggetti da trasformare in cibo o in abbigliamento o da sfruttare come forza lavoro e mai essere senzienti con un loro valore come individui.
Ho visto la connessione tra la mia e la loro condizione, ed ho pensato che quelle persone che sono impegnate giornalmente, che vivono quotidianamente dentro varie lotte, sono preziosissime per i movimenti, che invece tendono ad essere mono-blocchi e a non vedere altro che quello che considerano la loro lotta, e quindi la lotta per eccellenza, l’unica importante, l’unica da alimentare qui ed ora.
Emblema di questa mia idea è anche il titolo dell’intervista che troverete qui a Breeze Harper: “Intersezioni”.
La Harper è un’altra ecovegfemminista che ha creato un progetto, Sistah vegan, in cui il femminismo delle donne afroamericane ed il colonialismo viene rivisto e studiato nell’ottica della scelta etica vegan antispecista.
Così ci parla di come venne fatta della vivisezione sulle schiave nere dal “padre della ginecologia”, il dott. Sims, e come questo sia potuto accadere perché figlio della stessa mentalità che oggi condanna alla vivisezione milioni di animali altri da umani, perché anch’essi oggetti, esseri che possono essere sacrificati ad una causa più alta.
Nel settembre del 2012, per l’ultimo incontro di “Liberazione animale” svolto in Italia, ho presentato una relazione sugli animali da reddito, e ho parlato della legge che vige in Italia sulla detenzione (purtroppo si dice proprio così) di questi animali da parte delle persone, che devono diventare per forza allevatori, perché è una legge molto coercitiva, che intralcia il lavoro dei rifugi e di coloro che vorrebbero assicurare loro una vita, invece del macello.
Si cominciava a riflettere tra i rifugi antispecisti della possibilità di lavorare su questa legge, ed io, che in quel periodo mi approcciavo anche alle beghe della legge 164, che dal 1982 rende possibile il “cambio di sesso” in Italia, ho visto le incredibili similitudini tra le due, grazie anche alla lente dell’ottica antispecista.
Entrambe sono leggi che catalogano dei corpi, li imbrigliano in destini ineludibili e sono molto sanguinose.
Un animale da reddito non può oltrepassare quella linea che lo rende tale, pena la morte e la distruzione come scoria pericolosa, e, per le personi transessuali, dopo una durissima repressione che prevedeva anche il confino e l’essere definito “socialmente pericoloso” (con conseguente ritiro della patente e del diritto al voto), una legge che permette una riassegnazione tramite un “obolo di sangue”, fatto di operazioni chirurgiche, perizie mediche, TSO mascherati, somministrazione di psicofarmaci quasi di prassi, sentenze in tribunale.
Dall’analisi di questa mania classificatoria, che sembra essere sempre binaria, tra natura e cultura, tra bianco e nero, tra uomo e donna, è venuta l’idea di un evento che cercasse di decostruirla, partendo, nelle mie intenzioni, dalla classificazione che ad oggi più mi opprime, quella tra maschio e femmina, in un mondo che sembra infatti dividersi tutto in maschile o femminile, senza accorgersi che così non è, che in mezzo ci sono tantissime sfumature.
Attacco quindi alla cultura genderista, che ci soggioga e ci opprime fin dalla nascita, con l’idea che liberarsi dal genere possa voler significare anche liberarsi da tutte le oppressioni che implicano un essere Altro, una liberazione generale, appunto.
Riflessione però anche sugli attacchi transfobici che hanno subito varie persone transessuali all’interno del movimento antispecista, che viene definito invece, da chi ne fa parte, come la massima espressione del rispetto e della libertà, e della noncuranza con cui, alla stessa maniera, viene liquidato il problema del sessismo all’interno dello stesso movimento.
Un monito importante mi porto a casa da questa esperienza, grazie sopratutto alle ecovegfemministe: il pensiero antispecista nasce nell’ambiente bianco occidentale e quindi ha un suo specifico posizionamento.
Se i maschi bianchi occidentali antispecisti non si rendono conto della loro posizione di privilegio quando parlano, sopratutto rivolti ad esseri che non condividono tale posizione privilegita, e non si mettono in una volontà di ascolto riguardo agli oppressi, la loro forza politica ed etica sarà un farsa, di cui solo loro potranno essere convinti”.
Egon Botteghi, uomo transessuale,
attivista antispecista e per i diritti GLBTQI
ideatore dell’incontro “Liberazione Generale”