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LiberAzione Gener-ale 2. Atti della giornata

Rilanciamo dal sito del collettivo Anguane, 29 Settembre 2014

La prima edizione di LiberAzione Generale, svoltasi a Firenze nel febbraio 2013, ideata e fortemente voluta da Egon Botteghi e Michela Angelini, a cui entusiasticamente ha cooperato il Collettivo Anguane, di cui fanno parte, ha realizzato il tanto auspicato collegamento tra le lotte e ha messo assieme attivist* e militant* lgbtqi, ecoanarchic*, animalist*, antispecist*. Sulla scena italiana è stata la prima volta che si proponeva un evento che riuscisse a coinvolgere un insieme articolato di soggetti che quotidianamente si mobilitano su diversi fronti politici e sociali.

Lá¾½evento si collocava allá¾½interno di un progetto che da tempo vede i/le singol* componenti del Collettivo Anguane e il gruppo nel suo insieme protagonist* di riflessioni teoriche e prassi politiche inter-movimenti.

Il tema del 2013 si è focalizzato sulle interrelazioni tra antispecismo, antisessismo, intersessualità e omotransfobia proponendo brillanti ispirazioni concettuali in grado di sostenere le prassi nei vari movimenti di riferimento.

L᾽obiettivo era di poter far divenire quell᾽evento un progetto continuativo, che potesse periodicamente proporre momenti di riflessione collettivi sulle intersezioni delle oppressioni e i collegamenti tra le lotte.

Per questa ragione siamo giunt* alla seconda edizione di LiberAzione Gener-ale che si è svolta il 24 maggio 2014 a Verona, e ha visto la collaborazione di diversi gruppi impegnati su diversi fronti. La scelta della città è ricaduta su Verona, proprio perché da sempre è stata una piazza che ha visto la forte contrapposizione tra la sua anima repressiva e reazionaria e i movimenti radicali e antagonisti. Infatti precisamente nei mesi precedenti LiberAzione Gener-ale 2 Verona è stata protagonista di incontri, convegni e prese di posizione istituzionali chiaramente omotransnegativi e razzisti. Quale migliore sfida per il progetto LiberAzione Gener-ale?

Per questo abbiamo coinvolto il Circolo Pink da anni in prima linea in quella città a difesa dei diritti lgbtqi e di tutte le “minoranzeâ€, per attivare contrapposizioni politiche in grado di fare breccia nel patriarcato eterosessista ed etnocentrico, ma soprattutto per realizzare spazi liberati dal gioco catto-fascista e androantropocentrico.

E il tema è stato il sessismo nelle sue declinazioni eterosessiste, andropatriarcali, speciste con la partecipazione di militant* attivi nelle varie realtà locali e politiche proprio sugli argomenti proposti.

La riflessione svolta nell᾽intervallo delle due edizioni dell᾽evento si è basata sulla convinzione che la forzata divisione binaria prevede modelli rigidi di adesione a un genere e a un sesso per umani e nonumani. Sin prima della nascita extrauterina i soggetti sono incasellati e condizionati ad aderire a prototipi precostituti attraverso le biopolitiche del controllo e del dominio dei e sui corpi singoli e collettivi, nel complesso della sorveglianza circolare.

Le ideologie normative mantengono stabili i privilegi di alcuni individui e gruppi sociali su altri, costringendo la Terra e i suoi abitanti ad una condizione inautentica e oppressa/oppressiva.

Il sessismo impiega i pregiudizi e le credenze che attribuiscono caratteristiche naturali e innate a ogni genere, sesso, razza e specie, fondandosi sul principio della gerarchizzazione e sulle relazioni di potere che attribuiscono l’appartenenza a un sesso anatomico, che come sostiene Nicole-Claude Mathieu1 è sempre politico.

Per favorire una comprensione più articolata delle interconnessioni tra le possibili categorie con cui interpretiamo il mondo, si possono utilizzare proprio gli spunti di questa antropologa francese scomparsa lo scorso marzo.

L’Autrice propone 3 categorie per indicare l᾽identità sessuale/sessuata/di sesso2:

  1. l᾽identità sessuale, fondata sulla consapevolezza individuale del sesso in cui la nozione di genere traduce l᾽anatomia, quale corrispondenza omologa;

  2. l᾽identità sessuata, che parte dalla consapevolezza collettiva in cui il genere simbolizza il sesso, in forma di corrispondenza analogica;

  3. l᾽identità del sesso, quale coscienza di classe, che esprime la corrispondenza sociologica tra sesso e genere in cui il genere costruisce il sesso.

Questa possibile definizione che incorpora e supera per molti versi, anticipandolo storicamente, il concetto di gender/genere, è efficace per la comprensione delle dinamiche di claustrum minoritario delle persone lgbtqi e delle donne. Lo è anche per la comprensione dell’ideologia specista che per traslazione potrebbe configurarsi con le seguenti modalità:

  1. l᾽identità animale, corrispondente alla consapevolezza soggettiva della propria dimensione psico-corporea, quale categoria omologa;

  2. l᾽identità animalizzata, percezione di gruppo in cui ogni soggetto considerato appartenente a una minoranza è ritenuto vicino per analogia alla natura animale;

  3. l᾽identità dell᾽animale, quale coscienza politica che esprime il nesso sociologico tra natura e animale in cui l᾽umano costruisce l᾽animale.

I rapporti di dominio e sfruttamento sono gli universali che controllano i corpi e le menti di donne, persone lgbtqi, altro-da-umani. Tutti questi soggetti, e tutte le altre “marginalitàâ€, ricadono nel cono dá¾½ombra in cui li relega il sistema di egemonia prevalente che si avvale del potente meccanismo della discriminazione, dellá¾½esclusione, dellá¾½aggressione, dellá¾½eliminazione.

Ognuno di questi ambiti si intreccia inestricabilmente con gli altri, divenendo i vari banchi di prova per l᾽espressione della supremazia: ci si esercita sugli uni per sfruttare gli altri e per controllarli tutti. Le generazioni di dominanti ereditano i principi della salvaguardia dei privilegi e rinsaldano le alleanze per detenerli inalterati, creando una cosmogonia centrata sull᾽unico essere superiore, a cui anche la divinità è declinata: il maschio bianco occidentale borghese carnivoro eterosessuale e ipersessuato.

Per superare l᾽impasse in cui versano i movimenti di base e le prassi politiche radicali e antagoniste si deve operare il riconoscimento delle intersezioni degli abusi e delle emarginazioni, raccogliendo l᾽eredità delle lotte che hanno determinato tutte le forme di ribellione, eversione e resistenza finora espresse, in ogni latitudine e in ogni tempo. Si devono unire i singoli sforzi per creare alleanze, solidarietà e mutualismo di pratiche, di teorie e di azioni politiche in grado di sovvertire il sistema dominante.

Gli interventi che qui proponiamo costruiscono lá¾½intreccio con cui ci confrontiamo per comprendere le dinamiche che coinvolgono le nostre azioni politiche e le nostre considerazione teoriche. E iniziamo proprio con una storia di resistenza animale, la fuga di un toro che evade dal macello, per ribaltare la logica dellá¾½attivismo buonista e antropocentrico, che tanto ancora condiziona lá¾½ambiente animalista-antispecista, per rileggere le azioni degli altri animali come vere e proprie condotte di ribellione, di riscatto, di resistenza.

Queste posizioni sono proposte in modo organico e dettagliato, con utili indicazioni bibliografiche dal saggio del progetto Resistenza Animale che analizza in chiave innovativa e politicizzata i comportamenti animali, evidenziando le loro motivazioni e le loro ragioni. Appaiono così, finalmente, soggetti delle loro vite e quando ne hanno la possibilità e soprattutto quando riusciamo a superare la barriera specista, ci comunicano in modo inequivocabile i loro desideri e le loro speranze. E se anche il sottofondo di questa chiave interpretativa è antropomorfico non è androantropocentrico, perché come suggerisce Marc Bekoff3 l’antropomorfismo è il modo che gli umani hanno di comprendere gli altri animali, così come i canidi sono canimorfici, gli elefanti elefantimorfici, etc., in virtù delle proprie capacità emotive. Vale a dire che non possiamo esimerci di essere umani, ma non vogliamo essere solo umani, perché in comune abbiamo l᾽animalità che troppo spesso disprezziamo. Utilizzando lo strumento dell᾽empatia comune a molte specie animali, potremmo e dovremmo diffondere il senso della vicinanza e della similitudine nella differenza.

Nella relazione di Michela Angelini si affronta il tema della sovversività dei soggetti transessuali e omosessuali, persone che ribaltano le categorie precostituite e sono avvertite come minacciose per la struttura sociale omologante. Si interroga su cosa e chi sia maschio e cosa e chi sia femmina, quali i ruoli, quali i caratteri biologici e genetici, che passando per la categoria di genere, troppo spesso innalzata ad unico riferimento utile alla comprensione delle dinamiche di esclusione e dominio sessisti, produce una lucida disamina degli obblighi attraverso cui la persona trans è costretta a passare. Non solo a causa di una legislazione parziale e insufficiente a dare pieno riconoscimento sociale all᾽autodeterminazione, ma soprattutto per la disciplinarietà delle forze dominanti centripete che impediscono la libera espressione delle persone e le costringono all’invisibilità.

Egon Botteghi analizza il concetto di postumano della filosofa femminista Rosi Braidotti per provare a mappare il territorio in cui si muove l’antispecismo. La cartografia è lo strumento teorico e politico che consente di individuare la posizione dei soggetti e le collocazioni dei poteri, proprio grazie alla storicizzazione e contestualizzazione, principi cardine del concetto di sapere situato, quale incarnazione del partire da sé e dalla parzialità dell’osservazione4, senza scadere nella relativizzazione assoluta. Una possibile àncora per l᾽antispecismo che talora propone un nuovo modello normativo che esclude ogni deviazione dalla sua proposizione di essenzialismo aspecista. Una lettura che ri-propone la consapevolezza del partire da sé nella prospettiva di una zoopolitica ancora abbozzata, ma foriera di interessanti possibilità pratiche e teoriche in grado di dare una svolta all’ormai esangue panorama antispecista.

Seguendo le proposte di Marco Reggio la liberazione animale dovrebbe mettere in discussione i privilegi e le categorie che ne beneficiano, e così i maschi dovrebbero rinunciare alle loro posizioni favorevoli, i bianchi abbandonare l’etnocentrismo colonialista, gli umani allontanarsi dai benefici che derivano dalla propria condizione. Il veganismo può rinviare quindi a una possibile riformulazione delle oppressioni e dei modi in cui lo sfruttamento consente di avere degli agi e dei comfort che vanno rivisti. La posizione umana maschile appare su un prisma in cui si moltiplicano all᾽infinito le potenzialità favorevoli e difficilmente i maschi umani sono disposti a rinunciare a tutti questi benefit perché indeboliscono l’immagine sociale e l’autopercezione. La strisciante potenza dell’intersezione delle oppressioni ammorba anche il migliore degli attivisti maschi, che inconsapevolmente spesso mettono in atto meccanismi di autoprotezione dagli assalti alla loro virilità socialmente costituita, abbandonata nel momento in cui adottano la scelta vegan. Un cimento che va accolto e non rifiutato per affrontare in modo sinergico le posizioni nella società e anche nei gruppi in cui si milita.

Elisa Zanola riflette sul dominio quale prodotto discorsivo con ripercussioni reali, attraverso i rituali sociali e le pratiche che continuamente sono utilizzate per consolidare i poteri e le relazioni di dominio, in cui dominati e dominanti hanno talora posizioni complici. Analizza uno degli ultimi eventi reazionari e omotransnegativi tenutosi a Verona e cioè il convegno La teoria del Gender: per l’uomo o contro l’uomo, indicando le strutture discorsive imbevute di fallologocentrismo, eteronormatività e dicotomicità. Ma non sono che la rappresentazione di convinzioni che serpeggiano quotidianamente nelle menti e nelle azioni delle persone. Uno sguardo quello dell’Autrice che cerca di contemplare anche le questioni legate alla struttura capitalistica che riduce alla mercificazione le relazioni e reifica ogni soggetto rendendolo appunto oggetto. Donne, persone lgbtqi e animali nonumani sono accomunati dalle logiche dominanti che imperversano e li riducono a meri strumenti di rinforzo del potere. La possibilità suggerita è che la considerazione propria e altrui di sé come alterità possa mettere in discussione non solo le tipologie categoriali vigenti, ma siano cassa di risonanza per le istanze di critica radicale.

Le similitudini tra oppressioni patriarcali e pastorali sono il tema del contributo di Annalisa Zabonati. Il dominio degli uomini sulle donne e lʼegemonia degli umani sugli altri animali è la base della strutturazione gerarchica dell’ideologia patriarcale, che prevede anche altri ordini di subordinazione, come la classe, la razza, l’età, e così via. Lʼanimalizzazione delle donne, ma anche di altri soggetti umani marginali, e la femminilizzazione degli altri animali e di tutti quegli umani che devono essere piegati alle volontà dominanti, sono le colonne portanti dell’inferiorizzazione e delle discriminazioni. I principi organizzatori di questa struttura ideologica e di potere sono confermati dalla violenza e dal sopruso, che non sono solo simbolici come suggerisce Bourdieu5, ma reali e concreti, come affermano Nicole-Claude Mathieu e Marie-Victoire Louis, strutturalmente invisibilizzati e neutralizzati6. Un predominio che pervade ogni soggetto che non sia maschio bianco borghese occidentale eterosessuale carnivoro. Donne, animali, persone lgbtqi si ritrovano colonizzate e reificate, frammentate, consumate per distruggere ogni possibile risorsa e confinarl* nell’ampio spazio dell’insignificante e del violabile. Per questo è necessario attivare connessioni tra le lotte di liberazione e porre una nuova cultura che non solo smantelli lʼandroantropocentrismo, ma che proponga modi diversi di convivenza e reciprocità.

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Ringraziamenti

Ringraziamo tutt* coloro che hanno partecipato all’organizzazione di questa edizione di LiberAzione Gener-ale, specialmente il Circolo Pink e il Sat – Servizio Accoglienza Trans di Verona che si sono prodigati per la riuscita dell’evento.

Si ringraziano anche gli/le attivist* che sono intervenut* e che hanno consentito il dibattito e il confronto tra movimenti e militant*.

Un grazie anche ai gruppi che hanno aderito alla giornata.

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NOTE

1  Mathieu Nicole-Claude, L᾽anatomie politique. Catégorisations et idéologies du sexe, côté-femmes, Paris 1991.

2 Idem.

3 Bekoff Marc, “The public lives of animals. A troubled scientist, pissy baboons, angry elephants, and happy houndsâ€, Journal of Consciousness Studies, XIII, 5, 2006, pp. 115-131.

4 Haraway Donna, Saperi situati, in Manifesto cyborg. Donne, tecnologie e biopolitiche del corpo, Haraway Donna, tr. it. Borghi Liana, Feltrinelli, Milano 1995, pp. 103-134.

5 Pierre Bourdieu, Il dominio maschile, tr. it. Serra Alessandro, Feltrinelli, Milano, 1998.

6 Mathieu Nicole-Claude, “Bourdieu ou le pouvoir auto-hypnotique de la domination masculineâ€, Les Temps Modernes, 604, 1999, pp. 286-234; Marie-Victoire Louis, “Bourdieu: défense et illustration de la domination masculineâ€, Les Temps Modernes, 604, 1999, pp. 325-358.

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