You Are Here: Home » Senza categoria » Lettera a La Stampa sul ‘caso’ Imane Khelif

Lettera a La Stampa sul ‘caso’ Imane Khelif

Lettera a La Stampa sul ‘caso’ Imane Khelif

di Ino Kehrer

Pasquale Quaranta accoglie una nostra lettera a La Stampa dopo il caso nato intorno all’atleta Imane Khelif.

Vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietĂ  all’atleta algerina Imane Khelif, la quale, purtroppo, invece di festeggiare per i risultati che sta raggiungendo in queste olimpiadi, si trova a doversi difendere da ondate di odio. Un disprezzo che ha preso le forme di un vero e proprio sciacallaggio, attraverso un susseguirsi di disinformazione, che ha leso la sua dignitĂ  e il suo diritto alla privacy.

Parlo anche a nome di intersexioni, collettivo nato nel 2013 e di cui faccio parte dal 2017: ci occupiamo di discriminazioni e disuguaglianze, in particolare nei confronti delle persone intersex e trans, cercando di analizzare e scardinare la logica del dominio e della sopraffazione, nell’ottica del rispetto di ogni essere vivente. Pertanto supportiamo Imane Khelif, una donna, una pugile, che a causa di una diffusa cultura sessista e maschilista è stata sottoposta ad una morbosa gogna mediatica mondiale e ad una vergognosa speculazione sulle sue caratteristiche di sesso e sulla sua identità di genere. Condanniamo altresì l’esibizione di ignoranza di vari esponenti politici, che chiamano Imane al maschile, e il sessismo implicito dietro a questo tipo di narrazioni.

Purtroppo il trattamento riservato ad Imane Khelif non è un’eccezione. Nella storia dello sport le donne hanno sempre dovuto dimostrare la loro “appartenenza alla categoria femminile” attraverso controlli che, nel corso del tempo, sono cambiati e che, fino al 1968, prevedevano esami fisici di vario tipo, sostituiti poi da test del cariotipo e infine da test ormonali.
Ancora oggi, il mondo dello sport è alla ricerca di un fattore che legittimi una donna a definirsi tale, e, anche riguardo al requisito ormonale attualmente utilizzato, non esiste un consenso unanime nel mondo scientifico, come si può evincere dalle parole del CAS (Court of Arbitration for Sport) nel caso di Dutee Chand del 2014:
“non è possibile affermare che il vantaggio che deriva dal testosterone naturale sia più significativo del vantaggio che deriva da altre variabili tra cui per esempio la nutrizione, l’accesso a centri di formazione e coaching specializzati o altre variazioni genetiche e biologiche” (CAS 2014/A/3759 Dutee Chand v. Athletics Federation of India (AFI) & The International Association of Athletics Federations (IAAF).

Questa triste vicenda dovrebbe insegnarci a riflettere su alcuni aspetti rilevanti:

1) il primo e più importante riguarda gli effetti di un’ondata di odio mondiale su una persona che ha dedicato la propria vita, attraverso sacrifici e duri allenamenti, per il raggiungimento dei propri sogni, mettendo in discussione i risultati da lei raggiunti e speculando sulla sua identità e le sue caratteristcihe di sesso.
Gli effetti che tale ondata di odio ha altresì sulle persone intersex, considerati i commenti denigratori e offensivi che caratterizzano questo sciacallaggio mediatico e sociale, e che non fanno altro che contribuire alla percezione della realtà intersex come qualcosa di “mostruoso”, “sbagliato”, “da nascondere”, cosa che ha portato nel corso della storia all’invisibilizzazione e alla medicalizzazione delle persone con variazioni nelle caratteristiche di sesso, medicalizzandole anche in assenza di problemi di salute e trattandole come se fossero una emergenza psico-sociale.
2) Il secondo concerne il diritto di tutte le persone a partecipare a competizioni sportive senza discriminazioni, soprattutto laddove il Comitato Olimpico Internazionale abbia dichiarato in modo chiaro che la persona è idonea a partecipare nella propria categoria di genere.
3) il terzo punto riguarda il rispetto di ogni persona a prescindere dalle caratteristiche di sesso, identitĂ  di genere e orientamento sessuale.
4) il quarto aspetto è relativo all’opportunità o meno di utilizzare categorie binarie di sesso/genere giustificate per tutelare quello che viene definito spesso il “sesso debole”. Categorie come queste concorrono a creare competizioni di serie “a” maschili e competizioni di serie “b” femminili, queste ultime oggetto anche di sotto finanziamenti, o marginalizzazione mediatica. Tali categorie, altresì, non garantiscono una leale competizione in quanto vi sono tante altre variabili che possono avvantaggiare un’atleta tra cui rientrano, per esempio, altre caratteristiche fisiche e anche le condizioni economiche e sociali.
Pertanto si potrebbe iniziare a ragionare in modo serio e competente su come superare le attuali dicotomie di sesso/genere individuando parametri realistici e il piĂą oggettivi possibile, basati sulla performance, che siano rilevanti per le diverse discipline.

In questo modo si potrebbe cercare di perseguire davvero quei valori fondanti dello sport tra cui l’inclusività, considerato che ad oggi le donne con valori di testosterone naturale considerati troppo alti per poter partecipare alle competizioni femminili devono sottoporsi ad interventi chirurgici o ormonali con potenziali effetti collaterali di medio-lungo termine sulla loro salute psico-fisica (elencati anche dalle linee guida IAAF del 2019).

Ci preme ricordare che le persone intersex vengono sottoposte a interventi chirurgici e trattamenti clinici non necessari anche al di fuori del contesto sportivo, per ‘normalizzare’ la loro specifica variazione nelle caratteristiche di sesso, cioè per ricondurre verso il femminile o verso il maschile i loro corpi, quando ancora non sono in grado di fornire il loro consenso informato.

Come riportato nel comunicato congiunto del gruppo di associazioni intersex del Forum VCS (AISIA Odv, IntersexEsiste aps, intersexioni, Genitori e Bimb* Intersex mai piĂą soli): “E’ tristemente paradossale che una condizione come quella intersex balzi all’onore delle cronache solo in caso di strumentalizzazioni politiche, quando sembra essere un presunto e non dimostrato ’vantaggio’ rispetto al resto della popolazione, mentre – quando si parla dei diritti negati alle persone intersex – viene totalmente ridotta al silenzio”.

About The Author

Daria Campriani

Sono una donna trans, femminista, atea e vegana antispecista. Ho una laurea magistrale in Scienze della Politica e dei processi decisionali. Amo sopra ogni cosa la musica di Bach, di Wagner e di Mahler.

Number of Entries : 3

Leave a Comment

intersexioni - info@intersexioni.it

Scroll to top

Sito web by: Koris web agency