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La risata più bella

di Miriam Abu Eideh 

M. è una ragazzina che frequenta la prima superiore dell’Istituto Professionale. I suoi genitori hanno scelto questa scuola perché hanno saputo che è piena di laboratori, quello teatrale, quello musicale, e i ragazzi disabili sono ben accetti, a differenza di altri Istituti. Ha i capelli tagliati corti neri neri, due occhi vispissimi e molto mobili, un viso grazioso.

M. è una ragazzina tetraplegica, e vive su una sedia a rotelle praticamente da quando è nata. Non riesce a coordinare i movimenti, ha le cosce e le gambe magre magre che di solito sono legate al sedile della carrozzina, e muove a malapena le braccia, che rimangono quasi sempre ferme se non per tendersi nell’aria con i pugni chiusi e disegnare strani cerchi. Sarà per questo che lei si dichiara a gran voce comunista, e afferma che i One Direction fanno schifo, e invece Francesco Guccini è ganzo, e che bisogna fare la rivoluzione.

I suoi gusti politici e musicali M. li dichiara a gran voce servendosi di una tabella con le lettere e i colori, perché M. non è nemmeno in grado di parlare correttamente. Cerca di articolare le frasi con enorme sforzo, diventa tutta rossa, e a volte si spazientisce quando gli altri tardano a capirla, allora rivolge lo sguardo alla tabella, e il suo interlocutore le dice “colore” e poi “lettera”, perché a ogni angolo della tabella ci sono dei triangoli colorati, e le lettere sono dei medesimi colori dei triangoli, in modo da riuscire a comporre le frasi e le parole. Per dire “no” tira fuori la lingua in una sorta di piccola linguaccia. Per dire “sì” muove la testa su e giù e sorride. Per salutare lancia baci inframmezzati da delle grida altissime.

La prima volta che le ho parlato tramite la famosa tabella, M. mi ha dovuto ripetere la stessa frase sei volte, però è stata gentile con me, non si è spazientita. La frase era in realtà una domanda: sei di ruolo? M. ha imparato anche troppo presto quanto il precariato scolastico danneggi soprattutto i ragazzi disabili, che si trovano a dover cambiare insegnanti ogni anno, spesso più volte all’anno, e ogni volta devono ricominciare da capo, per farsi conoscere, per far capire all’insegnante come comunicare, in che modo spiegare, e le cose da non fare. Le ho risposto che non sono di ruolo, ma che del futuro non deve preoccuparsi, pensi intanto a trascorrere un buon anno scolastico, che magari l’anno prossimo arrivano gli zombi, ci invadono, e del fatto che io sia o meno di ruolo non importerà più a nessuno. Lei si è messa a ridere, e io ho visto la più bella risata mai incontrata in vita mia: piena, gioiosa, a gola spiegata.

Io spesso mi servo di M. per fare gli esempi, quando spiego. Lo faccio perché invariabilmente scelgo situazioni iperboliche che la fanno ridere. Ecco, a me piace tanto sentire M. che si scioglie una gran risata se io, per esempio, spiegando il fenomeno delle baby gang, dico “mettiamo che la M. entri in una baby gang e vada a rubare al Sidis vicino casa sua”, oppure se, spiegando l’alcoolismo, dico, “ecco, prendiamo la M., che è una nota alcoolista, lo sanno tutti che passa le giornate alla casa del popolo a farsi di grappini”. E lei giù a ridere.

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M. è brava a scuola, anche perché non è che durante il pomeriggio abbia grandi chances di fare altro se non, appunto, studiare, anche se, a volte, non le va, e allora dice alla mamma “tu devi capirmi, io ho quindici anni”. Di solito, comunque, M. studia bene e con profitto, ed è inserita in una classe di autentici somari, che invece non aprono libro, perché sono troppo impegnati a pensare a quanto sia fico Emis Killa, e a vergarne le iniziali in ogni zaino, quaderno, banco, muro che trovano nei paraggi. Oppure durante la lezione di diritto giocano a Nomi, Cose, Città. Oppure trascorrono la lezione di italiano scrivendo sul muro la data “1926” che è l’anno di fondazione della Fiorentina, o “Osama Bin Laden sgancia un missile su tutta Roma, distruggila per noi”, o ancora “evviva il Verona, gemelli per sempre”.

A M., invece, Emis Killa pare un gran bimbominkia nonché tamarro, e del calcio se ne frega. Lei preferisce Guccini, che è ben altra cosa. Allo scorso compito in classe di matematica, la media della classe è stata 4, M. ha preso 8, e allora si è messa a piangere. Ha spiegato che ha paura che i suoi compagni vengano bocciati, invece lei gli vuol bene e vorrebbe trascorrere con loro tutti gli anni delle superiori. Allora io le ho detto che deve preoccuparsi del presente anno scolastico, non di quello futuro, che l’anno prossimo magari viene un asteroide che distrugge la terra, e allora di bocciature e anni scolastici ripetuti non importerà più nulla a nessuno. M. allora si è messa a ridere.

Stanotte ho sognato che M. di punto in bianco parlava. Eravamo a tavola, io, lei e altra gente che non riconoscevo, ed M. si faceva imboccare gli spaghetti dall’educatrice, e conversava amabilmente con tutti, non ricordo più di cosa. E io pensavo che era meraviglioso sentirla parlare, e doveva essere altrettanto meraviglioso, per lei, riuscire finalmente a farsi capire senza sforzo da tutti. Mi sono svegliata con l’angoscia, da questo sogno. Allora mi sono messa a pensare a quali esempi avrei fatto in classe per far ridere la M., visto che dovevo iniziare a spiegare la percezione.

Mentre mi lavavo in bagno ho cominciato a dire a voce alta “La percezione è un processo che prevede non solo la sensazione degli stimoli esteri, ma anche una rielaborazione da parte del soggetto che percepisce. Insomma, non è che io vedo solo qualcosa, ma io vedo e intanto penso a quella cosa, alle sue caratteristiche, ai sentimenti che quella cosa mi suscita. Ad esempio, mettiamo che la M. incontri gli One Direction al LIDL, lei non si limita mica solo a guardarli, li guarda e intanto pensa mamma mia che tamarri bimbiminkia, i One Direction, ma proprio al LIDL dovevano venire?”. Ho pensato alla risata di M. e un po’ d’angoscia se n’è andata.

About The Author

Miriam Abu Eideh

Miriam Abu Eideh, 43 anni, insegnante da quindici, collabora con due emittenti radiofoniche: Radiogas di Prato e Dot radio di Spello. Nel 2008 la casa Editrice Soleombra ha pubblicato la sua prima raccolta di racconti: ''Né in cielo né in terra". In intersexioni si occupa di formazione e della pagina delle recensioni dei film, programmi tv, documentari e qualsivoglia girato concernente le tematiche glbtiqa*, e della pagina scuola diversa attraverso i suoi racconti di scuola che parlano anche di student* disabil* e di integrazione scolastica.

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