In memoria di un ovino
di Egon Botteghi
12 Febbraio 2010
E’ una freddissima mattina d’inverno, fuori dalle finestre è stranamente tutto bianco  di nebbia e di ghiaccio.
Mi chiama Anatoli, la persona che in questo periodo si occupa di governare e pulire  gli animali, un bielorusso di ghiaccio come la terra da cui è nato ma dal cuore buono. ” La capra, quella marrone, è morta”…sì, la vecchiaia ha fatto la sua prima vittima alla fattoria. Mio figlio l’aveva chiamata Sole, chissà se prima aveva un nome oltre a quella brutta targhetta numerica che le piegava un orecchio fino a coprirgli un occhio.
Era arrivata qua quasi un anno fa insieme alle bovine, enormi compagne di avventura. Avevano diviso per 13 anni lo stesso proprietario, la stessa stalla buia da dove non uscivano mai fino a quando delle persone diverse sono venute a salvarle. Quando sono uscite dal camion l’impatto è stato traumatico per tutti.
Portare la capretta nella sua nuova casa, il grande pollaio, non fu facile, mi toccò anche prenderla in braccio, ed era pesantissima! Credo che da quel giorno sia iniziata la sua nuova vita, sia sorto finalmente il suo sole e mi rattrista tanto pensare che sia stato soltanto un immenso, splendido tramonto. Ha passato qualche mese nel pollaio, potendo finalmente muoversi, gustare l’erba, il cielo, la luce. I polli erano strani, buffi compagni che Sole si divertiva a prendere a fanta-cornate, visto che no le aveva più.
Ma la svolta fantastica c’è stata quando Sole ha trovato un suo gregge. Da Como sono arrivate due capretti, due cuccioli salvati dal mattatoio: Sogno e Pierino, due angioletti candidi. Li abbiamo messi insieme e loro hanno visto in Sole una mamma: una capra vissuta per 12 anni in completo isolamento aveva adesso anche due figliocci, mi traboccava il cuore vedendoli crogiolarsi insieme al sole. Poi è venuta anche un’altra famiglia caprina: Lolita, Lolito ed il loro figlio Lollo.
Sono stati tutti liberati nel grande recinto di quattro ettari con gli altri animali, ma le capre non hanno confini ed in realtà erano libere di andare dappertutto, facendosi beffe delle recinzioni. Sono stati mesi fantastici per Sole, aveva un gregge, due piccoli ed un compagno, Lolito, che si era attaccato a lei, aveva la libertà , lo spazio, il buon cibo, il riparo e tutte le stagioni da vivere e godere.
Ultimamente le capre avevano smesso di vagabondare e stavano sempre nello stesso punto. Sole si muoveva pochissimo e Lolito era sempre accanto a lei. La stessa mattina in cui Sole è morta, le capre sono tornate ad uscire dai recinti, mentre Lolito lanciava strazianti belati in direzione della capanna dove dormiva ultimamente Sole. Allora ho capito, le capre non si muovevano più per stare accanto alla loro vecchia compagna che non riusciva più a camminare molto. Stupendo, generoso, solidale piccolo gregge di capre qualunque.
Adesso Sole è serena, ha lasciato a noi le tribolazioni, l’ansia di questo mondo. Lei è volata via e nulla più la farà soffrire, il soffio dell’eternità ha toccato il suo lungo pelo. Venga pure il veterinario della asl, che ha tagliato la sua testa e l’ha portata via in un sacchetto sigillato, venga pure il camion dei rifiuti speciali a portare via quello che è rimasto del suo corpo…la sua vita di splendida capra è finita tra l’affetto del suo gregge, lei lascia a noi la tristezza di vedere lo scempio del suo corpo.
Non si è mai fidata dell’essere umano, non ci ha mai permesso di avvicinarla e toccarla, ma è stata lei a toccare i nostri cuori e a rivelarci quello d’oro delle capre. Spero che quest’anno ti abbia ripagato della tua intera vita e dei torti subiti e che tu sia stata felice di essere nata, amica mia.
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