Il terzo genere: un passo verso la fine della discriminazione nei confronti delle persone intersex?
Un commento di Silvan Agius
Traduzione di Elena Gallina: l’articolo originale si trova su Der Spiegel, 23 Agosto 2013
Gli attivisti per i diritti delle persone intersex , tra cui Mauro Cabral (in  questa foto di Del Lagrace Volcano), stanno portando avanti campagne di sensibilizzazione sulla loro situazione.
Le persone intersex, vale a dire nate con caratteristiche non esclusivamente maschili o  esclusivamente femminili, rappresentano uno dei gruppi più invisibili nella nostra società . Contrariamente alla credenza popolare, questo ha molto poco a che fare con la loro supposta rarità , e ha invece molto a che vedere con la violenza che la nostra società infligge a chi non si conforma alle categorie binarie e mutualmente esclusive di “maschio” e “femmina”.
Quando siamo nati, la prima domanda che ci ha riguardato probabilmente è stata: “è maschio o femmina?”. Domande sulla nostra salute e sul nostro benessere sono venute dopo, se mai sono state poste. Crescendo, siamo state/i imbevute/i di ruoli di genere basati sul sesso assegnatoci alla nascita. Ci è stato insegnato a interpretare il nostro genere in modo congruente con le aspettative sociali. Ogni divergenza veniva punita, mentre le affermazioni socialmente accettate del nostro genere venivano ricompensate.
Questo scenario non lascia spazio all’espressione di variazioni o ambiguità , non importa quanto piccole. Inoltre, molti di noi hanno interiorizzato un senso di disgusto davanti alle ambiguità di genere e di sesso.
Relativamente poche persone sono al corrente del fatto che i corpi dei bambini identificati come intersessuali vengono medicalizzati e i loro genitali vengono generalmente modificati senza il loro consenso per incontrare le aspettative del chirurgo su ciò che è considerato femminile e maschile standard. I primi interventi e trattamenti vengono spesso effettuati su neonati o bambini piccoli, con il consenso per procura dei genitori, spesso confusi e non adeguatamente informati. Le procedure mediche sono tipicamente cosmetiche e raramente necessarie per il benessere delle persone intersex.
L’esempio australiano
Al contrario, la ratio dominante per questi interventi continua ad essere lo stigma e il mantenimento della nostra comprensione distorta del binarismo sessuale attraverso la cancellazione delle differenze intersessuali. È un circolo vizioso che comporta un pesante costo per le persone intersex, spesso pagato in silenzio e in solitudine mentre cercano di capire perché i loro corpi sono stati violati e le loro vite così profondamente sfigurate.
Ma c’è luce alla fine del tunnel. La consapevolezza intorno a questa violazione dei diritti umani sta crescendo e oggi, come mai prima, viene posta più attenzione ai bisogni delle persone intersessuali.
La commissione nazionale svizzera per l’etica biomedica (the Swiss National Advisory Commission on Biomedical Ethics) si è scusata nel novembre 2012 per i trattamenti eseguiti nel passato, invocando “la fine della chirurgia a scopo psicosociale”. La commissione ha anche chiesto il rinvio dei trattamenti di chirurgia cosmetica fino a che il bambino non possa acconsentirvi, una politica rafforzata con sanzioni penali. Ha affermato anche che “non c’è garanzia che una decisione buona per il bambino” sarà anche la migliore per il futuro adolescente o adulto.
Quest’anno l’Australia ha compiuto grandi passi verso l’adozione di una legge anti-discriminazione che protegga la “condizione intersex” insieme ad altre dimensioni riconosciute come il “sesso” e la “razza”. Il governo ha anche adottato nuove linee guida sul riconoscimento di sesso e genere che stanno venendo implementate. Il sistema sanitario australiano sta rimuovendo i riferimenti di genere dai suoi servizi, focalizzandosi sugli specifici bisogni biologici dei pazienti anziché sul loro sesso o genere legali.
In più, il senato australiano è impegnato in un’indagine formale sulla sterilizzazione involontaria o forzata delle persone intersessuali. Un primo rapporto del senato sulla sterilizzazione di persone con disabilità raccomanda la sostituzione di “miglior interesse del bambino” con “miglior protezione dei diritti”. Ha anche sollevato preoccupazioni per l’estensione della chirurgia “terapeutica”.
Consapevolezza crescente
La nuova legge tedesca, che entrerà in vigore il primo novembre, ha suscitato un’ondata di interesse nei media, principalmente per la creazione dell’opzione “genere indeterminato” per i certificati di nascita. Mentre è stata salutata da alcuni come un segno dei tempi e da altri come la fine della civiltà occidentale, nessun giornalista ha ancora chiesto come questo cambiamento migliorerà la qualità della vita delle persone intersessuali, visto  che gli interventi di chirurgia estetica genitale sui neonati sono destinati a continuare.
In breve, mentre ci potranno essere alcuni limitati benefici derivanti dalla nuova legge tedesca, i reali progressi per le persone intersex non si misurano sulla quantità di etichette disponibili, ma dalla fine delle violazioni dei diritti umani inflitte oggigiorno. I trattamenti chirurgici o ormonali per ragioni cosmetiche, non clinicamente necessari, devono essere rinviati ad un’età in cui le persone intersessuali siano in grado di dare il loro consenso, libero e pienamente informato.
I problemi dell’intersessualità non devono essere più considerati come problemi medici, ma devono invece essere affrontati dalle più importanti istituzioni per i diritti umani. Il diritto all’integrità fisica e all’autodeterminazione dovrebbe venire garantito e gli abusi passati andrebbero riconosciuti. I governi del mondo dovrebbero imparare dall’Australia e seguire il suo esempio, affrontando le preoccupazioni per i diritti umani insieme alle persone intersessuali stesse.
La nuova legge tedesca ha contribuito a sollevare il problema. Ora servono le soluzioni.
Silvan Agius è il direttore delle politiche di ILGA Europe, sezione europea dell’associazione internazionale gay, lesbiche, bisessuali, trans e intersex. L’articolo è stato scritto insieme a Morgan Carpenter e Dan Christian Ghattas di OII, il più grande network intersex mondiale.