Autodeterminazione. Il grande nemico
di Maria Gigliola Toniollo
su PrimaDonna. Speciale 8 marzo – Supplemento al n. 9/2014 di Rassegna Sindacale, pp.16-19.
E’ di questo febbraio un nuovo straordinario passo avanti contro la legge 40 del 2004, sulla fecondazione medicalmente assistita: un giudice del Tribunale di Roma ha finalmente sollevato un dubbio di legittimitĂ costituzionale sul divieto all’accesso alle tecniche per una coppia portatrice di patologia genetica, mancante del requisito di infertilitĂ . E’ la prima volta che tale divieto arriva all’esame della Corte Costituzionale, inserendosi nella lunga, tormentata ma vittoriosa battaglia giurisprudenziale e politica per la cancellazione di una legge ideologica e proibizionista: la legge violerebbe il principio di uguaglianza, il diritto alla salute e all’autodeterminazione. E tuttavia, anche se di grande importanza, purtroppo si tratta di una notizia quasi contro corrente, date le voci inquietanti che si sollevano di questi tempi dal nostro Paese e dal contesto europeo.
La parola d’ordine in Europa è oggi piĂą che mai quella delle donne spagnole, “Jo decido”, dato che ad essere sotto tiro è proprio il principio dell’autodeterminazione, il grande nemico da sottomettere: è in atto, infatti, un tentativo di arretramento su tutto ciò che è diritto individuale e libertĂ della persona, tanto che in questo 8 marzo molte piazze si popolano di donne e di uomini a contrasto di un’Europa oscurantista e bigotta, che ha bocciato, con la complicitĂ decisiva di alcuni nostri parlamentari ascritti purtroppo alla sinistra politica, Silvia Costa, Franco Frigo, Mario Pirillo, Vittorio Prodi, David Sassoli e Patrizia Toia, la risoluzione della parlamentare Edite Estrela, uno strumento che avrebbe impegnato gli Stati membri alla tutela dei diritti riproduttivi e dell’autonomia delle donne su questioni come la contraccezione, l’accesso all’interruzione di gravidanza, la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili e l’educazione sessuale.
Le stesse forze reazionarie stanno ora armando altri strali contro un nuovo testo in via di approvazione, testo in cui l’eurodeputata austriaca dei Verdi, Ulrike Lunacek promuove in Commissione LibertĂ Civili, Giustizia e Affari Interni – Libe una relazione sulla tabella di marcia dell’Ue contro l’omofobia, la transfobia, la discriminazione legata all’orientamento sessuale e all’espressione dell’identitĂ di genere, considerata dagli oppositori non altro che uno spudorato tentativo degli attivisti gay-lesbo-trans di stravolgere il senso di ciò che si intende per diritti umani fondamentali e, proprio riguardo questa nuova proposta, Sonia Alfano, europarlamentare del gruppo Alde e Presidente della Commissione Antimafia del Parlamento Europeo denuncia pubblicamente un’ennesima indebita interferenza, il pressing del vescovo di Cremona, Dante Lafranconi, che ha inviato lettere a tutti i parlamentari europei invocandone la bocciatura.
Intanto le donne spagnole lottano contro l’approvazione del progetto di legge Gallardòn, che ostacola fortemente le possibilitĂ di aborto legale o tenta almeno di vanificare di fatto delle possibilitĂ , come sta accadendo in Italia con la così detta obiezione di coscienza dei medici.
Contro la signoria sul proprio corpo si stanno mobilitando forze di una nuova e inedita deriva clericale, dell’oscurantismo integralista, della destra reazionaria. Anche in Italia neo formazioni associative ostentano la loro ragione sociale “pro-life”, al fine di “promuovere, difendere e tutelare il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale, come fondamento di tutti gli altri diritti” per contrastare ogni possibile passo avanti nel riconoscimento dell’eguaglianza tra persone, mentre impera il mantra della struttura “naturale” della famiglia come unione tra un uomo e una donna, fondata sul matrimonio.
A questa nuova ventata oscurantista dobbiamo giĂ una serie di iniziative anche risibili nella loro ottusa drammaticitĂ , tutte ispirate a ostacolare una nuova concezione libertaria del bio-diritto. Nell’occhio del ciclone ovviamente la legge 194, ma non solo, anche la legge 40, rea di non aver limitato “abusi” nella fecondazione assistita a causa degli interventi giurisprudenziali di “magistrati eugenisti”, la pillola abortiva RU486 e persino la così detta pillola del giorno dopo, contraccettivo di emergenza. Si può ricordare un’opposizione totale alla se pur pessima e inconcludente proposta di legge contro l’omofobia in discussione nel nostro Parlamento, un’istanza al Presidente della Corte Costituzionale per la nomina di un curatore speciale per la difesa di nove embrioni congelati e custoditi presso un centro per la fertilitĂ , un atto di diffida stragiudiziale al Dipartimento delle Pari OpportunitĂ , all’Ufficio Anti-discriminazioni Razziali, al Ministero dell’Istruzione, dell’UniversitĂ e della Ricerca, ai diciotto Uffici Scolastici Regionali, nonchĂ© a tutti i centoquattro Uffici Scolastici Provinciali sparsi sul territorio nazionale, contro l’adozione di atti e provvedimenti che diano attuazione al documento “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identitĂ di genere (2013-2015)”, le stantie prese di posizione contro i Pride, la raccolta firme contro Emma Bonino al Quirinale…
Intanto Femm, la Commissione per i Diritti della Donna e l’Uguaglianza di Genere che ha come obiettivo la promozione e la tutela dei diritti della donna nell’Unione europea e al suo esterno, in omaggio alle campagne abolizioniste delle organizzazioni cattoliche e dell’European Women’s Lobby in fatto di prostituzione, decide per la criminalizzazione del cliente, adottando il solito approccio retrivo, senza rispetto per i diritti delle sex worker, contro l’autodeterminazione e mettendone a rischio salute e sicurezza.
Nonostante cento organizzazioni francesi e altre cento internazionali anche di carattere sanitario abbiano firmato un Manifesto contro la criminalizzazione dei clienti, Femm ha votato in favore di una misura repressiva che, con il pretesto di proteggere le donne, ne aumenta invece la vulnerabilità , infatti, è tristemente risaputo che la criminalizzazione dei clienti non è stata mai efficace nel ridurre il fenomeno prostitutivo e della tratta di esseri umani, anzi è stata indicata come una delle cause dello sfruttamento, della prostituzione clandestina e ha portato alla criminalizzazione della prostituzione con la conseguenza che le prostitute hanno più riserve nel chiedere aiuto alla polizia, per paura di essere stigmatizzate e con la convinzione di essere trattate come delle criminali, mentre chi commette crimini contro di loro sa di godere di un certo grado di impunità .
Un altro aspetto preoccupante riguarda l’Hiv/Aids e altre malattie sessualmente trasmissibili che proliferano molto meglio in un regime di clandestinità . Le ricerche dimostrano come la criminalizzazione della prostituta o del cliente non ha che risultati negativi, pericolosi e talvolta fatali, soprattutto per le prostitute, specialmente per coloro che operano sulla strada. Per loro infatti, la criminalizzazione spesso porta a spostamenti forzati e a lavorare in luoghi più remoti e quindi più pericolosi. Eppure sarebbe facile ascoltare la voce delle organizzazioni di sex worker o almeno il buon senso: una voce che dice NO al modello Svedese.
“Yo decido” diventa quindi la parola d’ordine di tutte le donne che amano la libertĂ . Molte si stanno mobilitando ritenendo che sia di vitale importanza respingere tanti attacchi, ma anche per dare risposte a tante giovani come Ilaria, baby sitter laureata e “in nero” la cui testimonianza riporta al fatto che “Libere di scegliere non significa solo libere di portare avanti o meno una gravidanza imprevista, libere di scegliere non equivale a libere di abortire, ma significa anche e soprattutto avere i mezzi materiali per poter diventare madre e padre quando e come lo si desidera”.
E, infine, proprio nello spirito dell’autodeterminazione e dell’ “Jo decido” sul proprio corpo, il mondo civile e in particolare le donne, pensino finalmente con apertura e spirito di accoglienza a chi, per un fatto di transessualismo o di intersessualitĂ , il proprio genere se lo è dovuto dolorosamente e orgogliosamente determinare e costruire, nella famiglia, nel mondo del lavoro e nella societĂ .
Maria Gigliola Toniollo
Cgil Nazionale – Ufficio Nuovi Diritti