Sugli Atti del Convegno L’Intersessualità nella Società Italiana
Gli Atti del primo Convegno multidisciplinare in Italia su
<l’Intersessualità nella Società Italiana>,
curati dalla dr. Michela Balocchi, sono ora pubblicati dalla Regione Toscana.
Vogliamo condividerne qui l’introduzione con le lettrici e i lettori di intersexioni.
Sugli Atti del Convegno l’Intersessualità nella Società Italiana (1)
di Michela Balocchi
Questa pubblicazione nasce dalla volontà di condividere le esperienze di ricerca presentate durante il Convegno nazionale “L’Intersessualità nella Società Italiana”, tenutosi il 24 Settembre 2010 a Firenze, nonché il dibattito e gli spunti di riflessione scaturiti al suo interno. Sono passati anni da quella data, e, nonostante molti di quei percorsi di ricerca siano proseguiti, siano stati sviluppati e approfonditi, insieme agli altri partecipanti ho ritenuto non solo rilevante, ma anche doveroso condividere questo materiale, reso ancora più prezioso dal fatto che si tratta del primo convegno multidisciplinare non medico organizzato in Italia sull’intersessualità.
L’idea del convegno a Firenze era sorta dalla necessità di rendere conto dell’esperienza del primo punto di accoglienza e informativo nel nostro paese dedicato alle persone con variazioni intersessuali e ai loro familiari e amic*; uno sportello che avevo aperto insieme ad Alessandro Comeni, a quel tempo neo-attivista intersex, nel dicembre 2009, presso l’associazione Ireos – Comunità Queer Autogestita di Firenze. Da quella prima idea ha preso corpo un progetto più articolato e ambizioso: fare incontrare quelle poche persone che, in Italia, da diversi ambiti disciplinari, accademici e non, e dal mondo dell’attivismo, avevano cominciato ad indagare, analizzare e riflettere sul fenomeno dell’intersessualità, sul suo trattamento medico, sugli aspetti bioetici connessi, sui processi culturali e sociali sottostanti, sulle pratiche mediche messe in atto e sulle forme di resistenza alle stesse da parte di singole persone e organizzazioni intersex, affinché presentassero i risultati delle loro ricerche e riflessioni, confrontandosi anche con le istituzioni, associazioni e singol* cittadin* presenti. La scelta è ricaduta, dunque, su quelle persone che avevano già pubblicato articoli scientifici e riflessioni sul tema, come Lorenzo Bernini e Beatrice Busi, o che ci stavano lavorando, come Daniela Crocetti, che era anche a stretto contatto con alcune associazioni di genitori e di pazienti (2); oppure attivisti che avevano elaborato una riflessione e organizzato iniziative pionieristiche sulla questione in Italia, come Renato Busarello (3); e infine esperte in campo medico o bioetico, come Maria Grazia Campus e Francesca Torricelli, che avevo avuto modo di incontrare nella fase iniziale di questo mio percorso di ricerca sociologica sulla medicalizzazione dei corpi intersex (4). C’è da sottolineare che, a differenza di altri paesi come quelli anglofoni, in Italia nel 2010 non era ancora nato un movimento per i diritti delle persone intersex, nè vi erano persone con variazioni intersex/dsd o che si identificavano come intersex che fossero anche studiose della questione: al convegno erano però presenti attivisti intersex e persone con tratti intersex/dsd non attiviste che hanno contribuito alla sua realizzazione, preso parola, partecipato (5).
Questo gruppo di persone, raccolte intorno al convegno, nel proseguo degli anni non si è perso di vista, ha invece mantenuto i contatti, ha cercato di fare rete e di tessere ulteriori relazioni che hanno portato in qualche modo molte di loro a riconoscersi e ad essere riconosciute come parte di un movimento che sostiene le rivendicazioni dei diritti umani delle persone con tratti intersex, come alleate e alcune anche come attiviste. Oltre a questo, in quanto studiose/i del tema, molte/i di noi si sono ritrovate/i nel centro di ricerca PoliTeSse – Politiche e Teorie della Sessualità, voluto e ideato da Lorenzo Bernini, presso il Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia dell’Università di Verona, dove tra il 2013 e il 2014 si sono svolti tre incontri seminariali sulla questione, declinata attraverso diversi approcci disciplinari (6).
Tornando al convegno e in particolare alla questione terminologica, sulla quale è attualmente in corso un vivace dibattito, con il termine intersessualità ci siamo riferiti e ci riferiamo a quell’insieme di variazioni del sesso cromosomico, anatomico e/o gonadico che risultano atipiche rispetto alla categoria dualista ‘femmina/maschio’ e al binarismo di sesso/genere su cui si basa e che struttura la quasi totalità delle società contemporanee. Durante il convegno è stato usato per lo più il termine “intersessualità” piuttosto che la controversa terminologia che sta dietro all’acronimo “DSD” (ovvero “Disorders of Sex Development”), in uso in ambito medico dal 2006 e tradotto in italiano con “disordini della differenziazione sessuale” o “disturbi/disordini dello sviluppo sessuale”. La scelta, a partire dal titolo del convegno, è stata dettata dalla volontà di prendere le distanze dal linguaggio patologizzante insito nella terminologia medica che indica una presunta condizione inevitabilmente deviante nello sviluppo sessuale, da medicalizzare e “curare” per il solo fatto di non rientrare nella visione binaria di sesso/genere e nella casistica maggioritaria di sviluppo delle carratteristiche sessuali primarie e secondarie degli esseri umani: sappiamo invece che anche nei casi in cui la variazione intersex è collegata a problemi di salute o a fattori da monitorare nel corso della vita, i trattamenti medici non sono necessariamente connessi all’atipicità anatomica (7).
Con l’uso del termine “intersessualità”, inoltre, si è voluto porre l’accento sugli aspetti culturali, sociali e storici da cui nascono le interpretazioni che vengono date alla realtà fenomenologica delle variazioni nello sviluppo sessuale, e sulla dimensione delle relazioni politiche e di potere che interessano i corpi sessuati, così come le identità di genere, i ruoli e le espressioni di genere e gli orientamenti sessuali (8).
La realizzazione del convegno è stata possibile grazie alla collaborazione di più soggetti e organizzazioni a cui vanno i miei ringraziamenti: l’associazione Ireos – Comunità Queer Autogestita con cui abbiamo potuto partecipare al bando dedicato ai “Percorsi di Innovazione” per ottenere un contributo del Cesvot (Centro Servizi Volontariato Toscana); il Gruppo Consiliare Federazione della Sinistra – Verdi del Consiglio Regionale della Toscana che lo ha sostenuto e promosso; il Consultorio Transgenere Tiziana Lorenzi e l’allora Associazione Trans Genere di Torre del Lago. Il convegno, infine, si è svolto in partenariato con il Centro Italiano di Sessuologia, il Coordinamento Regionale Toscano dei Gruppi di Auto-Aiuto e ArciLesbica Firenze, e ha ottenuto il patrocinio del Comune di Firenze, della Provincia di Firenze, del Consiglio Regionale e della Regione Toscana.
Per quanto riguarda, infine, la realizzazione di questa pubblicazione, ai ringraziamenti di cui sopra si aggiungono quelli nei confronti del Gruppo consiliare del Partito Democratico, dell’Associazione Radicale Certi diritti con cui dal 2010 è nata una collaborazione concreta sul tema dei diritti delle persone intersex (9), e del collettivo intersexioni. Quest’ultimo, di cui sono cofondatrice, è nato nel Marzo 2013 e ha, tra i suoi obbiettivi, quello di promuove i diritti umani delle persone con tratti intersex/dsd e di fare formazione per contribuire a superare l’invisibilizzazione e lo stigma intorno alle variazioni nello sviluppo sessuale, e aumentare le possibilità di autodeterminazione della persona (10).
Gli Atti del convegno sono costituiti dalle sbobinature degli interventi delle relatrici e dei relatori (11), dei saluti inaugurali delle istituzioni presenti e del dibattito finale con gli interventi dal pubblico: laddove si è ritenuto necessario per una migliore fruizione, i testi sono stati editati con lo scopo di renderne la lettura più scorrevole, pur mantenendoli necessariamente aderenti al parlato. Infine, diversamente dalla consuetudine, per ciascun intervento abbiamo voluto inserire anche alcune note bibliografiche, come risorsa da condividere per chi volesse approfondire le diverse tematiche.
L’obiettivo che mi sono prefissata con questa pubblicazione, dunque, è stato quello di far circolare alcune delle prime analisi, ricerche, idee, riflessioni sul tema dell’intersessualità in Italia, con la speranza e nella prospettiva di ulteriori sviluppi di ricerca, approfondimenti, incontri e dibattiti pubblici, condivisioni di esperienze e informazioni, consapevole che quel convegno del 2010 è stato soltanto il primo passo nell’affrontare un argomento molto complesso, delicato e ancora invisibilizzato nel contesto pubblico Italiano.
Dr. Michela Balocchi
Marie Curie Post-Doctoral Research Fellow
Washington DC
Gennaio 2015
Note
(1) In questa prefazione ho alternato l’uso della doppia declinazione femminile e maschile per sostantivi e aggettivi, e l’uso dell’asterisco. La doppia declinazione sostituisce il maschile, tradizionalmente usato nella lingua italiana come fosse neutro universale. L’asterisco indica, invece, che anche la declinazione al femminile e al maschile non è esaustiva della varietà umana, che questa si presenta più ricca sia dal punto di vista biologico sia dal punto di vista dell’identità di genere, e che lo stretto binarismo femmina-maschio cui siamo abituati non riesce ad esprimere l’intero spettro di sesso/genere e di identità di genere.
(2) L. Bernini (2008), “Maschio e femmina Dio li creò? Il binarismo sessuale visto dai suoi zoccoli”, in Nazione Indiana, e Id. (2010), Maschio e femmina Dio li creò!? Il sabotaggio transmodernista del binarismo sessuale, Il Dito e la Luna, Milano; B. Busi (2005), “Hermaphrodites with attitude”, in DeriveApprodi, 25, 67-70; Id. (2009), “Semenya, i sessi infiniti”, in l’Altro; D. Crocetti (2010), “From hermaphroditism, to intersex and disorders of sex development (DSD): shifting terminology and shifting meaning”, in Mazzotti-Pancaldi (ed.), Impure Cultures. Interfacing Science, Technology, and Humanities, CIS, University of Bologna, Bologna, 57-86.
(3) Busarello, con Antagonismo Gay e il Laboratorio Smaschieramenti, aveva dato vita al primo Intersex Pride in Italia a Bologna.
(4) Entrambe componenti della Commissione di Bioetica della Regione Toscana, Francesca Torricelli, direttrice del Dipartimento di Citogenetica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi, è stata anche la prima professionista dell’area biomedica che ho intervistato per la parte qualitativa della ricerca.
(5) Tre anni dopo, Daniela Crocetti, in occasione della pubblicazione della sua monografia (L’invisibile intersex. Storie di corpi medicalizzati, ETS, Pisa) e in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna, AISIA, de morbo – Gruppo interdisciplinare su malattia, disabilità, corporeità, il collettivo Intersexioni e il Laboratorio Smaschieramenti, ha organizzato a Bologna una intera giornata seminariale sulla “Medicalizzazione del Corpo di Genere: Intersessualità e DSD”, che ha visto programmati sia interventi di studiose/i (la maggioranza presenti anche al Convegno del 2010) sia dei/delle rappresentanti di organizzazioni intersex/dsd (AISIA, intersexioni, Kio-Klinefelter Italia Onlus).
(6) Il primo è stato su “Intersex/dsd: biopolitica del genere, patologizzazione, normalizzazione medica e processi di soggettivazione”, con Michela Balocchi e Beatrice Busi, il 9 Ottobre 2013; a seguire “maschio o femmina? Il binarismo sessuale è davvero indispensabile al diritto?”, con Anna Lorenzetti, Alessandra Cordiano e Matteo Nicolini, il 6 Dicembre 2013; e infine “Intersex/dsd: medicalizzazione e soggettivazione politica”, con Elisa A.G. Arfini e Alessandro Comeni, il 14 Febbraio 2014.
(7) E’ altresì indubbio che nei casi in cui le variazioni intersex sono collegate a problemi di salute che necessitano monitoraggio e cure, queste devono essere garantite a chi ne ha bisogno e a chi ne fa richiesta. La rete internazionale dei movimenti intersex e anche le associazioni legate alle singole variazioni in Italia chiedono però che gli interventi medici necessari per la salute fisica de* neonat* o de* bambin* non siano confusi con e non diventino un pretesto per una normalizzazione cosmetica genitale, che è non solo non necessaria alla salute ma inevitabilmente anche non consensuale (Giornata seminariale su “Medicalizzazione del corpo di genere: Intersessualità e DSD”, Università di Bologna, Bologna, 16 Novembre 2013; Tamar-Mattis A., “Exceptions to the Rule: Curing the Law’s Failure to Protect Intersex Infants”, in Berkeley Journal of Gender, Law & Justice, pp. 59-110, 2006; Haas K., “Who Will Make Room for the Intersexed?” in American Journal of Law and Medicine, v.30, n.1, pp.41-68, 2004; http://oiiinternational.com/).
(8) Oltre ai termini intersex e intersessuale, adotto talora anche l’acronimo dsd, intendendo con la prima d dell’acronimo “differenze” nello sviluppo sessuale, al posto di “disturbi”: l’uso delle lettere minuscole serve per differenziarlo dall’altro ancora largamente in uso sia nel contesto medico sia in alcuni contesti associativi. E’ da rilevare che in ambito scientifico ed accademico, sempre con l’obiettivo di usare un linguaggio che non sia patologizzante e giudicante, sono state proposte e vengono usate anche altre soluzioni, quali “variazioni nello sviluppo sessuale” e “sviluppo sessuale atipico” (Diamond M. – Garland J. (2014), “Evidence regarding cosmetic and medically unnecessary surgery on infants”, Journal of Pediatric Urology, 10, pp.2-7, February).
(9) Collaborazione che ha portato anche alla redazione di due rapporti sulla situazione dei diritti umani delle persone LGBT in Italia, così che, grazie al nostro contributo, per la prima volta sono stati presi in considerazione anche i diritti delle persone con variazioni intersex. I due rapporti sono stati sottoposti al Consiglio ONU per i diritti umani in previsione dell’annuale Universal Periodic Review (UPR – Processo di Revisione Universale).
(10) Ringrazio intersexioni anche per l’immagine di copertina, che è una elaborazione di quella usata per la locandina del convegno nel 2010. Lì veniva mostrato il continuum della varianza di sesso/genere tra gli esseri umani raffigurati stilizzati, iniziando dal maschile per poi arrivare al femminile posto all’estremo opposto del continuum. Al mutare delle forme stilizzate si associa(va)no le sfumature di colore dal celeste al rosa – colori divenuti tradizionali per indicare la differenziazione di sesso/genere (vedi brochure p.62), benché fino alla prima decade del ‘900 fossero abbinati in modo opposto. Scegliendo di rendere l’immagine circolare invece che rettilinea, abbiamo voluto superare la gerarchizzazione uomo-donna, che vede sempre il maschio raffigurato o nominato per primo, cosa che era appunto ancora presente in quella versione.
(11) Per questo ringrazio Ilicia Di Iennio che ha svolto la quasi totalità del lavoro di sbobinatura delle registrazioni. Un ringraziamento particolare, infine, va ad Alice Troise che si è materialmente occupata delle stampe della pubblicazione, rendendola concretamente possibile, data la mia assenza dall’Italia.