Ali Von Klan – video intervista – The Interface Project
INTERSEXIONI
sostiene e promuove
   progetto che raccoglie e condivide storie di vita e testimonianze di persone con tratti intersex    (o con differenze nello sviluppo sessuale) con l’obiettivo di diffondere il messaggio secondo cui:
 No Body Is Shameful!
Nessuno corpo è indegno!
Traduzione, adattamento ed editing di questa video-intervista sono stati resi possibili grazie al progetto di ricerca post-dottorato Marie Skłodowska Curie actions <INTERSEXIONS> n.627162 (FP7-PEOPLE-2013-IOF) di Michela Balocchi e all’Intersex Human Rights Fund di Astraea Lesbian Foundation for Justice.
La video-intervista di Ali Von Klan
Maggiori informazioni su Ali Von Klan qui.
Qui lo script originale in ingleseÂ
Di seguito il testo dell’intervista tradotto e adattato in Italiano da Eleonora Briscoe, editor Michela Balocchi, PhD.
Per cominciare, mi chiamo Ali e ho 25 anni. Vivo a Raleigh, in North Carolina. Ho un cane, si chiama Loki. Ho il supporto della mia famiglia, della mia comunità , e dei miei amici.
Ho un’amorevole, premurosa, e solidale dolce metà . E ho una condizione intersex chiamata sindrome di Swyer.
In breve, per me significa che dall’esterno appaio come una donna, appaio completamente femminile.
Ho scoperto che ho una condizione intersex quando avevo 16 anni.
Fino a quel momento ho sentito che ero del tutto… che sarei cresciuta come qualsiasi altra donna della mia famiglia.Â
Ho aspettato con impazienza il mio ciclo e quando quel giorno non è mai arrivato sono andata a fare delle analisi di routine e una risonanza magnetica e abbiamo scoperto che io… che il mio corpo non… non aveva sviluppato gonadi o ovaie.
Per questa ragione i dottori mi hanno detto che ero una donna sterile e che ho anche cromosomi maschili, ha usato la parola “maschili”, e che avrei dovuto assumere estrogeni endogeni per tutta la vita.
In quel momento dell’adolescenza mi sono sentita molto confusa dalla notizia, mi sono sentita sola, era il 2005, e… avrei davvero voluto che il mio specialista mi avesse informata che a un’ora di viaggio a sud di quell’appuntamento quell’anno ci sarebbe stata una conferenza di supporto per adulti intersex a Palo Alto.
Non me l’hanno mai detto. Sono tornata dall’appuntamento provando vergogna per la mia infertilità , per le mie differenze cromosomiche, e sola.
Ho cercato dei modi per controllare il mio corpo attraverso la dieta, allenamento compulsivo, ho indossato un corsetto a scuola, per circa due anni, per imitare una forma femminile.
Ero estremamente delusa dal mancato sviluppo del seno e per questa ragione avevo molti problemi a spogliarmi in presenza di altre persone.
Ho evitato l’intimità , ho usato il mio corpo come scusa per tenere la gente a debita distanza.
Lo ripeto, non avevo una comunità  di persone con la sindrome di Swyer o con disordini genetici simili con le quali parlare.
Onestamente, avevo paura della parola ‘intersex’.
Avevo paura di cosa comportasse dire a qualcuno che ero intersex, di dire ai miei compagni di classe che non… non ho il ciclo, che non ho un assorbente da prestare e che… non… non mi piaceva fare sesso perché avevo paura del mio corpo e che cosa significasse avere intimità con qualcuno che poteva scoprire la mia diversità .
La vergogna per il mio corpo arrivò a tali estremi che a 18 anni presi appuntamento con un chirurgo plastico e gli diedi il permesso di esaminare il mio corpo e mi disse che ero la candidata ideale per una mastoplastica additiva.
Ancora una volta, mi sono sentita sola, mi vergognavo del mio corpo e feci l’intervento, e mi sono comunque sentita molto… a disagio per l’aspetto del mio corpo.
Mi sentivo ancora come se qualcuno, guardando il mio corpo, mi avrebbe etichettata come poco “femminile” perché non avevo un aspetto tipicamente da donna.
Ho… continuato a sentirmi diversa, e… sola, finché non ho trovato una comunità di supporto per chi come me ha una simile condizione intersex e che ha attraversato un simile percorso di autoaccettazione.
Voglio che i genitori, e i dottori, e il personale medico sappiano che… avere una condizione intersex o identificarsi come intersex è del tutto normale.
Possiamo avere condizioni atipiche ma non siamo persone atipiche.
Abbiamo un cuore e una mente come chiunque altro e meritiamo un trattamento umano.
Meritiamo di non sentirci soli e spaventati e di non essere ossessionati dal nostro corpo solo per cercare di sentirci normali.
Voglio… lanciare un messaggio agli adolescenti, agli adulti ai genitori, ai dottori di non controllare ossessivamente i nostri corpi per adeguarli alla norma cosicché possiamo imparare ad amare noi stessi e i nostri corpi e imparare che:
“No body is shameful.”