Passando una sera sul Fosso Reale
Passando una sera sul Fosso Reale a Livorno
di Egon Botteghi, versione integrale su hollaback 31 Gennaio 2016
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Qualcun* mi potrebbe considerare un infiltrato sotto copertura nel mondo dei maschi, pronto a smascherare i segreti della parte dominante. Sicuramente adesso sono a stretto contatto con i privilegi maschili, e questo mi rende più chiara la filigrana di potere che sottende ai nostri ruoli di genere e come questa ci viene socializzata.
Una delle scoperte che ho fatto riguarda proprio lo “stare in strada”, che si declina in maniera diversa tra uomini e donne, il modo diverso di sentire di dover occupare lo spazio, il privilegio maschile di avere un corpo non considerato vulnerabile dagli sguardi degli altri e quindi alla possibilità o meno di incorrere in molestie mentre stai semplicemente esistendo.
Ricordo, ad esempio, che una sera, mentre stavo rincasando di notte camminando a piedi per le vie del centro della mia città , giunsi all’altezza del Fosso Reale, quel canale d’acqua dove la tradizione vuole che il grande artista Amedeo Modigliani buttò alcune sue opere perché deriso dai suoi concittadini, e notai un gruppetto di ragazzi seduti sulle spallette.
Mi accingevo a passargli davanti e, dopo anni di vita al femminile, ero preparato a subire l’inevitabile alzata di sguardi di quelle persone su di me. Un misto di sensazioni negative mi colavano già dentro: fastidio di dover essere giudicato per il mio aspetto (ed un atavico timore di non risultare soddisfacente) e un pizzico di inquietudine per essere lì da solo, a tarda sera.
Ma quando sfilai davanti a loro non sentii niente, nessun occhio si alzò su di me, nessuno di loro cambiò posizione e calcolò il mio passaggio. Allora mi ricordai di essere un uomo e di essere affrancato dal loro interesse.
Tirai un sospiro di sollievo e mi sentii incredibilmente leggero, libero e padrone della parte di mondo che occupavo camminando nella notte.